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Tra Treccine e Gilet

Da una parte, un movimento ambientalista globale partito da una giovanissima svedese che di venerdì scioperava davanti al Parlamento per chiedere a chi ci governa di dire la verità sul clima e di agire subito, perché non c’è quasi più tempo per fermare il cambiamento climatico; dall’altra, un insieme di persone che per lavoro devono muoversi su auto o camion e che hanno iniziato la loro protesta a partire dagli aumenti dei prezzi del carburante in Francia.

A prima vista si tratta del solito dualismo tra chi vorrebbe cambiare il mondo per salvarlo e chi reagisce al cambiamento guardando solo al proprio orticello e verrebbe da dar ragione ai primi contro i secondi, anche perché le manifestazioni dei secondi hanno subìto una evoluzione incontrollata e a tratti violenta (o perché hanno avuto l’appoggio di Di Maio).

È vero che, di fronte alle giovani generazioni che vedono il proprio futuro minacciato dall’inquinamento che influenza il clima, manifestare contro rincari del carburante stabiliti proprio per facilitare una transizione ecologica verso veicoli più rispettosi dell’ambiente sembra solo un bieco controsenso, tipo l’arresto per corruzione di chi un tempo gridava “onestà!”.

È vero anche, però, che i governi non possono scaricare il costo di una necessaria politica ambientale su chi per vivere ha bisogno di lavorare, e a lavorare ci deve andare per forza in auto per mancanza di alternative, e come auto può permettersi al massimo una tragica Citroen usata che inquina più di un treno a vapore.

Ma questo è esattamente ciò che avviene in un mondo il cui tutto gira intorno al Mercato: dal potere politico possono anche partire leggi che indirizzano, incentivano, scoraggiano, multano e tassano, ma il velo che copriva l’invisibile mano regolatrice dell’economia è ormai caduto ed ora è il Mercato, divenuto più forte della Politica, a imporre la propria legge, a prescindere dall’interesse pubblico.

Tra l’incudine e il martello, a subire entrambe le leggi, ci troviamo tutti noi, da qualunque parte stiamo, e così sarà finché non si realizzerà un modello produttivo che renda alla portata di tutti vivere senza impattare sull’ambiente, un modello di mobilità sostenibile che interconnetta le nostre città abbattendo l’uso delle fonti fossili o un modello di astronave che ci porti tutti su un altro pianeta.