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Recensioni a piede libero – L’ITALIA: UNA SOCIETÀ SENZA STATO?

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Il libro “L’Italia: una società senza Stato?”, pubblicato nel 2011, è stato scritto da Sabino Cassese, giurista e membro emerito della Corte Costituzionale, che ha dedicato diversi saggi a questioni di diritto pubblico e amministrativo, e più di recente ai problemi degli Stati e delle democrazie moderne.

Sabino Cassese, classe 1935, figura di spicco nel panorama giuridico e accademico non solo italiano, è sicuramente tra i primi della lista renziana dei professoroni gufi di cui diffidare e, di conseguenza, è presente altrettanto sicuramente nella lista dei possibili candidati a cui Bersani pensa per le prossime elezioni.

Il libro propone un quadro dei problemi di cui ha sofferto nel tempo l’Italia a causa di una debolezza intrinseca dello Stato amplificata da una serie di insane prassi pubbliche e private, come il diffuso atteggiamento di mediocrità e approssimazione; come conseguenza, il nostro senso civico ha stentato a svilupparsi, anche perché privo di un valido supporto delle Istituzioni, spesso corrotte e non credibili (allegria…).

In questo agile volume, che si presta anche come oggetto contundente all’indirizzo di politici o burocrati una volta finito di leggerlo, Cassese illustra nel dettaglio quali sono secondo lui le situazioni che hanno impedito la formazione in Italia di uno Stato serio e compiuto, tra cui l’estraneità della maggioranza del Paese alla gestione dello Stato,  la sovrabbondanza di norme e deroghe, la mancata imparzialità dei vertici amministrativi, la nascita di Canale 5.

Insomma, una lettura consigliata per entrare in profondità in questioni che possono sembrare distanti, ma che in realtà ci toccano molto da vicino e ci mostrano come i nostri problemi attuali abbiano origini remote, mentre è sconsigliabile per i soggetti con patologie epatiche.

All’inizio della prima puntata della prima stagione di House of Cards, Frank Underwood, ancora deputato del Congresso degli Stati Uniti, dice di sé che il suo lavoro è sostanzialmente quello di “…pulire i tubi e continuare a far scorrere il liquame…”; questa affermazione, tralasciando l’accezione brutale del caso e calandola nel funzionamento degli apparati statali, trova effettivamente riscontro nelle difficoltà e nelle lungaggini del portare a conclusione procedimenti di qualunque tipo nel pieno rispetto della legge, tra ostacoli, intralci e labirinti, dovuti anche ad eccessi burocratici accumulatisi nel tempo.

Ricollegandosi al libro, si può dire che, finché in Italia si cercherà di superare l’inefficienza e il malaffare lasciando lo Stato nelle mani di chi ha altri interessi privati o con norme che consentono l’illegalità, non si otterrà altro risultato se non appesantire il fardello degli onesti e offrire altre scappatoie per i soliti profittatori (oltre ad ingrossare le fila dell’astensionismo e il portafoglio di Giletti).