Dai tempi della Torre di Babele, il confronto tra persone ha significato prima di tutto l’incontro tra le lingue da loro parlate, ed è facile immaginare come una incomprensione linguistica possa sfociare in uno scontro.
Il libro del sociologo e traduttore Romolo Giovanni Capuano, “111 errori di traduzione che hanno cambiato il mondo”, è un’avventurosa disamina di situazioni come queste, succedutesi nella storia antica ma anche moderna; si tratta di un libro scritto con uno stile leggero e senza la pretesa di possedere la verità – non è mica un programma elettorale – e si può considerare un cantiere aperto, visto che l’autore invita i suoi lettori a segnalargli altri casi di errori di traduzione che hanno “cambiato il mondo” non presenti nel libro (speriamo di non doverne mai inserire uno tra Razzi e Kim Jong Un).
Il testo è ricco di esempi di errori di traduzione veri o presunti, accidentali o voluti, che hanno cambiato la vita di tante persone o che hanno rischiato di provocare conflitti: la storia del cammello nella cruna dell’ago, le disavventure del Presidente americano Carter, la nipote di Mubarak…
La prima parte del libro, ovvero ben 39 dei 111 capitoli, è occupata dagli errori di traduzione legati alla Bibbia o alle religioni in generale: leggendoli, viene da pensare a come possa essere problematico fondare la propria intera esistenza su un libro del quale sono sostanzialmente ignoti sia gli autori che la lingua in cui è stato ideato (lo stesso dicasi di chi la propria vita la basa su un libro paga).
Insomma, un libro semplice ma interessante e che a modo suo fornisce diversi spunti di riflessione: per esempio, nell’era digitale in cui viviamo siamo ormai al sicuro da pericoli derivanti da traduzioni sbagliate? Oppure, è meglio trovare una fidanzata straniera, così si può sempre usare la scusa delle incomprensioni linguistiche?